L'Ophelia che è in noi
Fabio Guidi
Si chiama Ophelia Vanity, ha 30 anni e ha speso quasi 50.000 euro per diventare come Barbie. A parte la forma fisica, si è modellata chirurgicamente gli zigomi, il naso, la bocca e perfino la forma degli occhi, per renderli più rotondi. Il motivo? a quanto pare, per aumentare la sua autostima.
Il commento immediato da parte di tutti coloro che hanno superato i sedici anni e anche dal 90% degli adolescenti è che questa donna abbia bisogno di una seria cura psichiatrica e, in tal modo, relegando il fenomeno nel novero della malattia mentale, le persone si pacificano la coscienza. E sbagliano, perché il fenomeno è qualcosa di estremamente diffuso, seppure in forme meno evidenti. Basta scendere per strada per vedere un gran numero di persone, più o meno giovani, che cercano di sembrare quello che non sono e di apparire secondo modelli estetici ritenuti cool, vincenti.
Il motivo è lo stesso di Ophelia: per aumentare la propria autostima, perché un dato dei nostri tempi è che, semplicemente, le persone faticano sempre di più ad accettarsi. Siamo invasi mediaticamente da modelli di perfezione e ci vengono additati fino alla noia esempi di coloro che si sono mostrati di successo, anche se rappresentano, in sostanza, il nulla. Anzi, forse il nulla è proprio il codice intepretativo più interessante della nostra sconclusionata epoca. Cosa c'è di più semplice, per una persona che non crede in se stessa e nelle proprie risorse interiori, se non cercare di farsi apprezzare e amare attraverso camuffamenti estetici dove non rimane più traccia del proprio vero Io e ci si rapporta agli altri attraverso incontri ingannevoli tra «maschere» vuote e superficiali, prive di ogni risonanza interiore? La gente ha così poca fiducia in se stessa che si dimentica di coltivare l'unica cosa importante, il suo autentico sé. E si perde.