Il lamento infinito

Fabio Guidi

Le relazioni sono difficili, si sa. Niente di nuovo. E la gente si lamenta spesso delle relazioni. Anche in questo caso, si sa, niente di nuovo. Solo che questo lamento, spesso rancoroso, è solitamente una delle cose più inutili del pianeta, almeno dai tempi in cui i nostri antenati brandivano le clave.
"Devo fare tutto quello che vuole lui (lei), capisci? Solo e sempre quello che vuole lui (lei)! Grunt..."
E poi la classica sciorinata: 
"Lui (lei) dovrebbe capire che blabla... che non si può permettere di blabla... e che non può pretendere blabla..."
Intendiamoci, tutte queste lamentele possono avere un fondamento valido, ma il punto non è questo. Il punto è che colui che si lamenta, in genere, non vuole assumere alcuna iniziativa. É l'altro che deve fare questo e quest'altro. 
"Eccheccavolo, lo deve capire!" 
E se non lo capisce? 
"Come se non lo capisce? Lo DEVE capire!"
Sì, ma se non lo capisce?
"É un bastardo! Tale e quale sua madre!", o, a piacere, suo padre o qualche altro parente.
Capito il circolo vizioso? Lui è un bastardo. Lui deve capire certe cose. Se non le capisce, lui è un bastardo. Un semplice ritorno al punto di partenza.
Il fatto è che, solitamente non si ha il coraggio di prendere in mano la situazione. Se io sono a disagio nella relazione e l'altro non capisce il mio disagio, IO che cosa posso fare? IO che cosa voglio fare? In altre parole, quale responsabilità mi prendo di fronte a questa situazione? Che cosa faccio per trovare una soluzione?
Vi svelo un piccolo segreto: nessuno cambia nessuno. Se avete questa idea di instaurare un gioco di potere con l'altro, al fine di cambiarlo, date retta, desistete. Potrete avere una vittoria di Pirro, puramente esteriore, ma ricordate che se uno ha la sensazione di aver perso una battaglia sul piano esteriore, interiormente cova l'inevitabile risentimento, fino a farvela pagare. Non vince nessuno, diventa un gioco al massacro. Invece di pensare a cambiare l'altro, pensate a trasformare il vostro atteggiamento in qualcosa di più creativo.
Ma, in effetti, è molto più semplice continuare a lamentarsi che cambiare gli equilibri consolidati, ai quali non sappiamo rinunciare.