La fede che sposta le montagne
Elena Baldacci
In genere non amo disperdere le mie energie in molteplici attività. Ho i miei interessi, che solitamente sono di natura interiore (meditazione, letture), o corporea (attività o tecniche fisiche, camminare sul mare). Quello che amo fare nel mio tempo libero tende verso qualcosa che apporti il nutrimento giusto per la mia persona. Con nutrimento intendo quella che oggi è sempre più conosciuta come psicoecologia (o anche bio-psicoecologia). Si tratta di nutrirsi, effettivamente, perché, come si afferma nelle Upanishad, tutto è cibo. Nutrirsi, dicevo, di quelle energie che fanno bene allo spirito, che apportano impressioni costruttive, positive, di fiducia e apertura. In questi ultimi giorni mi è capitato due volte.
Una conferenza sugli effetti del 5G, questa nuova tecnologia che, a detta dei media e della gran parte dei politici, pare essere del tutto innocua, mentre esperti medici e ricercatori esprimono a gran voce le loro perplessità, basandosi sulle evidenze degli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute umana (e non solo). Senza entrare nel dettaglio della conferenza, che ho trovato molto interessante dal punto di vista tecnico, la cosa più costruttiva che mi sono portata a casa è stata vedere la grinta, la dedizione, il vero interesse verso la salute pubblica, di queste persone: un’oncologa, un avvocato, due esponenti di comitati cittadini,… persone che hanno la loro vita, i loro impegni, che dedicano tempo ed energie a qualcosa che serve al bene collettivo. Una edificante testimonianza di cosa significhi sentirsi parte di una comunità. Anche da un punto di vista transpersonale, che poi dovrebbe essere il faro di ogni percorso personale, vedo la bellezza di agire senza perseguire i propri singoli interessi, lo slancio aperto e altruistico di chi vede il pericolo per l’ambiente, gli animali e le persone del proprio territorio, e si dà.
Passa qualche giorno e mi imbatto in un film, Hare Krishna, la vita del maestro Prabhupada. Un film che - al di là dell'adesione a questo movimento bhakti, che non mi riguarda - mi ha veramente nutrito in profondità. Più volte mi sono trovata commossa dalla grande e ferma fede di questo uomo che ha realizzato un’impresa quasi impossibile. Mi ha commossa vedere che ci sono cose che possono riempire l’essere umano molto più dei soldi, della fama, del successo, vedere i giovani a cavallo degli anni ’70 con il loro dissenso verso una società degradata, violenta, di facciata, e la loro fiducia verso questo curioso personaggio venuto da un paese così lontano, l’India. Lo seguono con entusiasmo, trovando in lui una risposta che non trovano nella politica e nella droga. Meraviglioso! La fede incrollabile, la dignità, l’amorevolezza di questo anziano maestro miscelata alla fiducia entusiastica dei giovani. I giovani come dovrebbero essere: pieni di senso critico verso ciò che non va nella società e di speranza e voglia di trasformarla.
Le attività, le letture, i film, la musica che scegliamo, ma anche il tipo di persone che desideriamo frequentare, gli ambienti in cui amiamo passare del tempo, sono tutti forme di nutrimento. Mentre portiamo avanti il nostro cammino di evoluzione personale, scegliamo con cura ciò di cui vogliamo nutrirci perché inevitabilmente delle influenze ci arriveranno, anche se non vogliamo, ed in genere non sono per niente edificanti.