Certe volte basta poco
Simone Prezioso
Non è bastata la dichiarazione dello stato di pandemia perché io cambiassi radicalmente il mio modo di vivere. Il lavoro che svolgo è rientrato tra le attività riconosciute di pubblica utilità, quindi ho continuato a svolgere i miei impegni lavorativi e ho sfruttato l’occasione per occuparmi dei progetti messi in lista di esecuzione, nonostante le ovvie complicazioni che ne sono scaturite. Pur avvertendo la preoccupazione per il venir meno delle mie libertà personali, posso affermare che fino a ieri la mia vita ha continuato a svolgersi seguendo i soliti vecchi binari conosciuti.
Nel mentre, un improvviso guasto della mia auto ha cambiato gli equilibri in gioco: ho compreso che non avrei più potuto svolgere le mie attività allo stesso modo e che, se avessi voluto adempiere in parte ai miei impegni, avrei dovuto spostarmi con una bicicletta. Mentre pedalavo percepivo l’aria leggera e fresca della primavera e l’azzurro tenue del cielo riposava gli occhi ormai abituati alla luce artificiale. La città era libera dal solito rumoroso tran-tran e, di conseguenza, il mio respiro diveniva man mano più ampio donandomi una sensazione di rilassamento che non provavo da tempo. Al culmine di questo stato di grazia, mi sono trovato a sorridere per la bellezza di questo semplice, prezioso momento.
Riflettendo successivamente, ho elaborato che non avrei potuto sperimentare simili percezioni se fossi stato comodamente seduto a bordo della mia auto: il tettuccio avrebbe nascosto gran parte del cielo al di sopra della mia testa, il motore in funzione avrebbe coperto il cinguettare degli uccellini, l’odore del petrolio in combustione avrebbe contaminato il profumo degli alberi e, in definitiva, avrei vissuto in funzione delle limitate percezioni concesse dalla mia modalità 'a lavoro'.
La mia attenzione si sarebbe concentrata esclusivamente su impegni, mete da raggiungere, obiettivi personali, in un continuo sforzo verso il successo e, in generale, verso il soddisfacimento degli impulsi egoici… Mi sono sentito pervaso dalla fatica e dalla tristezza per tutto quello che mi costa alimentare le ataviche indoli, oltre gli impegni che normalmente sono chiamato a svolgere.
Detto ciò, ora mi sento grato alla vita e, stranamente, al guasto dell’auto che mi ha permesso il cambio di prospettiva. In questo stato di ritrovata presenza a me stesso, voglio augurare al lettore che questa condizione di oggettiva emergenza collettiva non sia soltanto una semplice interruzione della sua normalità, ma piuttosto, una nuova e imperdibile occasione per cambiare prospettiva, guardarsi dentro, gioire delle piccole cose e, in definitiva, scoprirsi diversi dai soliti automatizzati modi di vivere.