Quella fu l'ultima volta che ti vidi

 


Gianluca Mondini

C'era un tempo in cui pregavamo insieme.
La mattina, appena svegli, indossavamo le nostre tuniche color arancio, e lentamente ci dirigevamo nella nostra cattedrale.
Ho ancora impressa nella mente l'immagine delle navate illuminate di mille colori quando il sole della mattina entrava attraverso le vetrate.
Ed allora, insieme, pronunciavamo le nostre preghiere.
Facemmo tutto questo per molto, molto tempo.
Ci fu poi una mattina nella quale, nel sentirti pregare ad alta voce, notai qualcosa di insolito tra le tue parole. Alcune lettere erano state sostituite da altre, in un'alternanza che a me risultò del tutto priva di senso. «È stato un attimo di confusione», pensai. Non ci feci troppo caso. E continuammo a pregare.
Passarono mesi, o forse anni.
Accadde poi quell’episodio in una fresca mattina di primavera, ricordi? Entrambi chiudemmo gli occhi nel momento della Comunione. E quando li riaprimmo io mi trovai rivolto verso l'Ovest, dove regnano degli Dei dell'Occidente, mentre il tuo corpo era rivolto verso l'Est, dimora dei silenziosi Dei dell'Oriente. Ricordo che ci guardammo, e ridemmo.
Ridemmo poiché, sebbene tutto questo fosse insolito, le nostre tuniche color arancio erano rimaste le stesse. Per questo motivo - dicemmo a noi stessi - nulla poteva essere cambiato.
E dimenticammo la cosa.
Arrivò poi il momento in cui mancavano quaranta giorni alla Pasqua. E, come era usanza, interrompemmo le preghiere per i successivi quaranta giorni. Passammo tutto quel periodo in silenzio, così come comandato dai Precetti.
Quando poi arrivò il giorno della Resurrezione, come sempre prima di allora indossammo la nostra tunica color arancio per rendere omaggio al Dio della Luce e dell'Ombra, il Re di tutti i Re.
Chiusi gli occhi ed iniziai a pronunciare le mie preghiere, ma mi interruppi subito dopo.
Poiché sentì la tua voce uscire con un tono mai sentito prima, e la tua lingua pronunciare parole che le mie orecchie non riuscivano a comprendere.
Aprii gli occhi, e tu eri in piedi. Alzai la testa per guardarti, mentre restavo a terra.
Ricordo che pregavi un Dio del quale non avevo mai sentito il nome, e tutto ciò giunse alle mie orecchie come la più grave delle blasfemìe. Esterrefatto, cercai di capire che cosa stesse accadendo.
Credo che qualcosa di analogo e speculare accadde anche a te, poiché ricordo la tua faccia, sconcertata e sorpresa, nel sentire le mie preghiere.
Provai a chiamarti per nome, e se non sbaglio anche tu facesti lo stesso.
Ma le tue orecchie, come le mie, erano come diventate sorde!
E le tue parole continuavano ad essere per me incomprensibili, come se mille lingue diverse fossero state mescolate e racchiuse in una sola.
Allora facemmo silenzio.
Persi, provammo a cercare l'altro.
Mi parve, per un attimo, di riuscire a trovare i tuoi occhi, così come forse per un attimo tu trovasti i miei. Ma credo fu solamente un'idea, una suggestione. Poiché i tuoi occhi avevano cambiato colore, ed anche la tua faccia era cambiata; ed essa rifletteva ora la forma di un Dio che mai avevo visto prima.
Provammo a ridere, come eravamo soliti fare prima di allora.
Volevamo metterci a ridere per prenderci gioco del Fato, poiché tutto questo era solamente un gioco, e nulla era mai davvero accaduto.
Ma dalle nostre gole non uscì una risata, bensì un pianto profondo che squarciò a metà quella mattina silenziosa. Risuonò tra le arcate del soffitto, come l'urlo straziante di un dio ormai morente.
E fu allora che posai lo sguardo sulla tua tunica, quella che indossavi ogni giorno per pregare, insieme a me.
Accesa e viva, come sempre, era bagnata dalle tue lacrime.
Era di un vivo color arancio, proprio come la mia. Come potrei dimenticarmene.
Aveva lo stesso colore di quando, insieme, pregammo per la prima volta.
Non riuscii a distogliere lo sguardo da quella tunica, la tua tunica. Non potevo guardare altrove, poiché niente in quella cattedrale mi era più familiare.
Le pareti e le arcate erano divenute grigie ed ostili, e nell'aria si respirava l'odore di qualcosa sepolto da secoli e secoli.
Solo quella tunica, di quel vivo color arancio, così bella, bagnata dalle lacrime.
Cadde a terra, senza fare rumore, con un gesto privo di qualsiasi significato.
Mi alzai ed uscii dalla cattedrale, voltando le spalle a quell'altare che un tempo era stato la Sua dimora.
Oltre a questo non ricordo altro.
Quella fu l'ultima volta che ti vidi.