Scienza vs religione

 


Gianluca Mondini

Quand'ero piccolo mi divertivo a sfottere chi non la pensava come me.
Ce l'avevo soprattutto con le persone religiose, in particolare coi cristiani. Madonna, non li sopportavo. Ogni volta era la stessa storia: facevo domande, trovavo inconsistenze nelle risposte e mi mettevo a ridere loro in faccia, grandi e piccini che fossero. Ero un po' bastardo, lo ammetto. Però ero piccolino, andavo ancora alle elementari — non posso farmene troppo una colpa.
Ricordo che ero inebriato della Scienza, la mia Scienza, mi gonfiava i polmoni, riusciva a spiegare ogni cosa, riusciva a dare un senso a questa realtà. Ne ero davvero innamorato.
Poi mi spinsi ancora oltre. Col crescere dell'età anche la mia fame di risposte si fece più grande, e con essa la quantità di roba che poteva entrarmi nella zucca. Iniziai ad addentrarmi in ogni ambito della realtà, dalla biologia all'astronomia, dalla fisica atomica alla meccanica.
Non ne avevo mai abbastanza.Poi, dopo anni e anni che continuavo a ripetermi «ancora, ancora, ancora!», cambiò qualcosa. Iniziai ad avvertire un certo disagio, una certa inconsistenza di fondo; dopo un po' non potei più far finta di nulla.
Iniziai a constatare quanto la mia Scienza, fonte di certezza e solidità, si basasse in realtà su postulati ed assiomi i quali dovevano essere accettati fideisticamente. Arrivati ad un certo punto nulla poteva più essere provato o dedotto: andava semplicemente accettato per com'era, andava digerito in quanto verità assoluta indimostrabile, della quale non era possibile fare esperienza.
Come? La mia Scienza che si comporta in questo modo? La mia Scienza non mi chiederebbe mai di fare una cosa simile!
E non finì qui.
Se le varie religioni si ponevano l'obiettivo di condurre l'uomo alla salvezza dell'anima, alla domanda «dove mi sta portando questa mia Scienza?» non riuscii più a trovare una risposta. Se fino a poco tempo prima potevo gongolarmi su di un fiume di eccitanti scoperte che avrebbero migliorato le condizioni di vita dell'uomo, adesso mi trovavo incastrato in un migliaio di rami contorti, ciascuno dei quali teso nella propria direzione, cieco, privo di qualsiasi visione d'insieme, intento solamente a perseguire i propri ristretti interessi.
Ero a pezzi. Letteralmente, non sapevo più da che parte rigirarmi. Mi si era sgretolata tra le mani la più grande certezza che avessi mai avuto.
E adesso? — mi domandai.
Beh, potevo far finta di nulla, tornare indietro di qualche tempo, credere che nulla fosse davvero cambiato. Avrei potuto continuare a credere nella mia Scienza, ad accettare fideisticamente i suoi postulati, a credere fermamente nei suoi fini.
Certo, avrei potuto fare tutto questo; ma non lo feci.
Rimasi fedele solamente a quegli aspetti puramente tecnici, pratici, che possono restare utili in alcuni ambiti della nostra vita e che mi permettono, ad oggi, di riscuotere lo stipendio a fine mese.
Perché, in tutta sincerità, mi ero veramente rotto le scatole di qualsiasi religione.

P.S. Non posso fare a meno di sorridere quando vedo dei sostenitori della Scienza scannarsi contro uomini religiosi, o quando sostenitori della Scienza attaccano altri sostenitori della Scienza. Mi ricordano troppo me, quando andavo alle elementari.