L'uomo al buio

 


Gianluca Mondini

C'è un uomo, al buio, in una stanza.

L'uomo ha sete, e così urla che qualcuno gli porti dell'acqua.

Gli si avvicina un signore che gli porge una brocca e un bicchiere: «ecco, prendi». L'uomo ringrazia il signore, beve l'acqua della brocca fino a svuotarla totalmente. Dopo alcune ore ha di nuovo sete.

«Ho sete, portatemi un'altra brocca d'acqua!», ma il signore non viene più, forse è lontano o se n'è andato.

Un altro signore gli si avvicina, nel buio: «tu non hai sete», gli dice, «la tua sete è solo un pensiero, una condizione mentale. Ogni volta che avrai sete, ripeti dentro te stesso: «io non ho sete», e così la sete svanirà».

Così l'uomo segue l'indicazione e la sete sparisce, ma soltanto alcuni minuti dopo la sete si fa sentire nuovamente, anche più forte e feroce di prima.

Così l'uomo, in preda alla frustrazione, urla ancora più forte affinché qualcuno gli porti da bere. È arrabbiatissimo.

Compare un terzo signore che gli si avvicina sussurrandogli in un orecchio: «in questa stanza c'è un rubinetto da cui potrai prendere l'acqua ogni volta che vorrai».

L'uomo è estasiato da questa rivelazione, ma essendo al buio non sa dove si trovi questo rubinetto. Così inizia a muoversi per la stanza, sbattendo contro i mobili, tastando ogni cosa si trovi di fronte a lui, ma nessuna traccia del rubinetto.

A dire la verità, neppure sa come sia fatto un rubinetto.

Allora inizia a ragionare, a crearsi schemi nella mente su come possa esser fatto un rubinetto d'acqua.

«Ha forse la forma di una sorgente di montagna?», pensa, «no... dev'essere qualcosa che somiglia a un fiume, a un ruscello».

E così inizia a muoversi per la stanza tastando il terreno, cercando rocce o qualcosa di umido, ma trova solamente mattonelle e altre fredde mattonelle.

Così, sfinito e assetato, si sdraia sul pavimento, al buio.

Un ultimo signore gli si avvicina.

«Hai dell'acqua per me?», gli chiede l'uomo, sentendolo avvicinare, «altrimenti vattene. Sono stanco».

«No, niente acqua, solo una candela e alcuni fiammiferi».

«Sto morendo di sete e tu mi offri una candela? E dimmi, cosa dovrei farmene, io, con la tua candela...? Non farmi essere volgare...».

«No, non devi bere la candela», gli risponde ridendo il signore, «ma puoi provare ad accenderla e a fare un pochino di luce nella stanza. Così, magari, oltre al rubinetto dell'acqua troverai anche la dispensa, per quando avrai fame, e il divano, per quando ti sentirai stanco. E poi, boh, chissà cos'altro c'è in questa casa».

L'uomo, confuso, inizia ad armeggiare coi fiammiferi per provare ad accendere la candela. Le scintille illuminano un po' la stanza e lasciano intravedere il signore, che ha una faccia sorridente.

«Ah, un ultima cosa», aggiunge il signore.

«Dimmi... dimmi...», risponde l'uomo ancora un po' agitato e sorpreso, ora quasi totalmente preso dal suo sperimentare coi fiammiferi.

«In questa stanza c'è anche una porta. Se riuscirai a fare luce sufficiente la troverai: prova a dare un'occhiata per vedere cosa c'è di là, se ti capita. Sai, c'è un mondo intero fuori di qui».

«Fuori?», domanda l'uomo, con gli occhi pieni di stupore, alzando la testa.