Solo l'amore può cambiarti

 



Simone Prezioso

Interrompo questo piacevole silenzio che si muove tra di noi solo per raccontarti un qualcosa che mi è capitato. Ieri ho frequentato un corso di Yoga e, tu lo sai, con il tempo ho scoperto di possedere dei talenti ma certamente tra la lista di questi non compare la predisposizione per un lavoro corporeo, soprattutto se di natura distensiva. Mi trovavo adagiato su di un tappetino nero a sperimentare posizioni il cui intento era la distensione della muscolatura fino al raggiungimento di uno stato meditativo, o almeno questo doveva essere l’intento della pratica annunciato in precedenza dall’insegnante, ma come puoi immaginare mi sono trovato ad un certo punto in una condizione di particolare difficoltà.

La mattina di quello stesso giorno ho seguito il consiglio di un caro amico che mi ha invitato a guardare un video in cui una simpatica scienziata di ottant’anni, con lo sguardo vispo da fanciulla, spaziando tra citazioni di Giordano Bruno, Gesù e altri nomi importanti del passato, spiegava la connessione tra i testi sacri, o comunque testi dotti, e le attuali scoperte della fisica moderna. A dirla tutta io non ero particolarmente interessato all’aspetto scientifico di ciò che lei diceva quanto al suo animo da piccola grande donna gentile e saggia, di una saggezza tutta femminile che per quanto utilizzi l’intelletto, e nel suo caso era evidente che sapesse utilizzarlo in maniera raffinata, era in grado di padroneggiare una conoscenza istintiva e primordiale, qualità che spesso l’uomo fatica a sperimentare. Ti ho parlato della scienziata perché, mentre scorreva la mia sessione di yoga, e la muscolatura delle gambe chiedeva urgentemente una tregua, le sue parole ed i suoi modi miti ma decisi continuavano a presentarsi per poi scomparire nei meandri della coscienza.
 
Ad un certo punto però il mio respiro è diventato grave ed affannoso e l’ambiente quieto della stanza, illuminata parzialmente da luci soffuse ed aromatizzata dal profumo di incenso di buona qualità, non sono bastate ad alleviare le mie pene. Ma proprio in seguito a questo mio drammatico episodio una voce gentile sussurrò dentro di me dicendo «Solo l’amore può cambiarti».

Non puoi capire quale sorpresa ho provato in quell’istante ed istintivamente mi sono ritrovato ad annuire, con un sorriso leggero sul volto, poiché mai mi era accaduto qualcosa di simile. Eppure quella semplice espressione, che viene detta e ridetta in maniera superficiale e distorta dai più, in quel momento mi è apparsa chiara ed evidente ed ha continuato ad accompagnarmi per tutta le sessione che è poi divenuta sempre più quieta e distesa.
 
Non posso spiegarti con troppa minuzia ciò che è accaduto perché inevitabilmente i miei concetti diventerebbero man mano goffi ed inappropriati ma posso assicurarti che l’esperienza è stata sublime. Mi sono riscoperto nell’atto di amare pur non avendo di fronte uno specifico ricevente e difatti, se ci fosse stato un destinatario, la qualità percettiva di quello stato di grazia avrebbe senz’altro perso parte del suo potere. Eppure mi stupisco ancora di come ogni volta sia necessario constatare l’esistenza del paradosso poiché nulla o nessuno in quel momento poteva essere escluso da quel sentimento, anche se questo termine mi appare riduttivo e non trovo altro modo per poterlo identificare. «Solo l’amore può cambiarti» è quindi poi diventato una specie di mantra che allentava le mie tensioni dolcemente e scioglieva le fatiche grazie all’irrompere di un sorriso interiore che percepivo forte e morbido insieme.
 
Non credo che qualcuno possa aver notato ciò che ho vissuto anche perché l’iniziale stato di affaticamento che ho percepito era per lo più condiviso dai miei compagni. Eppure, rispetto ad altri momenti vissuti in passato, anche al termine della pratica sono bastato a me stesso. 
 
Credo che da quel preciso istante qualcosa di nuovo abbia preso a vivere in me e devo confessarti che per troppo tempo il mio animo si è mosso su registri gravi e, pur attuando dei passi in avanti nel personale processo di affinazione dell’osservazione profonda, il mio umore è con il tempo divenuto inquieto ed insaziabile. Ma, in virtù di quanto sperimentato ieri, lo strumento della visione limpida mi appare oggi in un certo senso limitato. È come se il suo fine non possa che essere di funzione complementare nel percorso di crescita. Aver udito in me quel sussurro dal sapore nuovo eppure così antico, devo dirlo, ancora mi sconvolge e mi rallegra. È come se qualcosa di indefinito mi mostrasse con evidenza che non c’è nulla da temere, nulla per cui preoccuparsi e che le potenzialità della vita disegnano ogni giorno orizzonti vasti e sconfinati.
Ma ora mi taccio, ho parlato anche troppo. Spesso cado nel vizio di insistere nel voler definire ciò che a parole non può essere definito.
 
Mi auguro che tu abbia provato in vita tua una simile esperienza o che tu possa sperimentarla nel prossimo futuro. Pensa poi che bello sarebbe se ci incontrassimo un giorno in un tale stato di grazia.